Filippo Alessandro Ferrari - Cortile dei Caduti, piano terra, lato est
Lapide di Filippo Alessandro Ferrari
Lastra in ardesia levigata con iscrizione incisa 149 x 99 cm
Iscrizione: P(atres) f(ecerunt) m(erenti). / Patri magistro / Philippo Ferrario Alexand(ro), / doctiss(imo) âeque ac integerrimo / viro, / cuius singularis pie(t)âs, vi(tˆ)âe rigor, mor(um) probi(t)as, omnigenˆa / doct(rina) admirabilis, Graecae Latinaeq(ue) linguae peritia, / non solum / religioni servor(um) B(eatae) M(ariae) V(irginis) / m(agister), cuius praefecturam maxima o(mn)ium Pa(tˆ)rum utili(t)ate / semel atq(ue) iterum administravit, / verum etiam / Clement(i) VIII, Paulo V et Urb(ano) VIII s (anctis) p(ontificibus) / spectata diu / admiratione fuit; / qui postquam in pub(lica) Ticinˆen(si) Acâd(ademia) 38 an(nos) Mathem(aticam) / interpret(atus) est Geograph(iae) êt Hist(oricae) discip(linae) scripˆt(or) illus(tris) / Mediol(ani) felix obiit / an(no) salut(is) MDCXXVI, quint(o) (die ante) Non(as) Septem(bres), / âetat(i) vero suae LXXV. / Patrˆes Ticinˆenses, quibus post inˆnum(erum) bene extrem(um) / munus sui corporis reliquit, beneficenˆ(t)iâe memores / tanto viro ac parenti / p(ii) p(osuerunt) / an(no) Dom(ini) MDCXXVIII.
Traduzione: I Padri (Serviti) fecero a lui che ha ben meritato. Al padre e maestro Filippo Alessandro Ferrari, uomo dottissimo quanto integerrimo, la cui singolare virtù, il rigore di vita, la bontà di costumi, l’ammirevole dottrina enciclopedica, la conoscenza della lingua greca e latina furono a lungo oggetto di ammirazione non solo come maestro, per l’ordine religioso dei Servi della beata Vergine Maria di cui tenne il priorato per due mandati col massimo vantaggio di tutti i padri, ma anche a giudizio dei santi pontefici Clemente VIII, Paolo V e Urbano VIII, egli che, dopo aver insegnato Matematica nella pubblica Università di Pavia per 38 anni, scrittore illustre di Geografia e di Storia, a Milano morì sereno nell’anno della salvezza 1626, il 2 settembre, all’età di 75 anni. I padri pavesi, ai quali dopo il bene incommensurabile lasciò l’ultimo dono del suo corpo, memori della benevolenza a uomo tanto grande e al padre pietosi posero nell’anno del Signore 1628. Il testo qui a fianco riportato riprende la trascrizione che ne fece Bossi nel XVII secolo, a pochi anni dall’esecuzione della lapide, poiché oggi numerosi termini non sono più leggibili (Bossi, Memoriae Ticinenses Novantique, 190, f. 130). Nella trascrizione di Bossi compaiono però alcuni refusi e omissioni (ad esempio legge D.O.M. nella prima riga; XXXVIII, ma è scritto in numeri arabi; V anche se è leggibile QUINT).
Ubicazione: Pianoterra, parete orientale, prima da sinistra.
Personaggio: Filippo Alessandro Ferrari visse tra 1551 e 1626 e fu lettore di matematica e cultore di lingua greca e latina; insegnò Matematica per 38 anni a Pavia e pubblicò numerosi testi di Matematica, Geografia e Storia. Fece parte della congregazione dei Servi della Beata Vergine Maria, che a Pavia avevano sede presso il complesso dei Santi Primo e Feliciano. Nella chiesa i confratelli Serviti fecero porre una lapide.
Descrizione: La lapide è costituita da due lastre di ardesia sovrapposte una all’altra. Ha un contorno a spigolo vivo, senza alcuna decorazione.
Notizie sulla lapide: Bossi nelle sue Memoriae riferisce che l’epigrafe di Filippo Ferrari si trovava nella chiesa dei Santi Primo e Feliciano, presso l’altare maggiore. Non sappiamo esattamente quando essa giunse sotto i portici, ma era sicuramente già in università nel 1831, poiché l’iscrizione risulta trascritta da Longhena in Cenni storici sulle due università di Milano e Pavia, e presumibilmente nella collocazione attuale, dove si trovava anche nel 1877, secondo quanto riportato nell’elenco annesso alla relazione stesa il 20 giugno 1877. Una commissione «incaricata di esaminare i monumenti esistenti in questa R. Università, allo scopo di dare alcune informazioni intorno ai restauri da farsi nei monumenti stessi » stende un elenco delle lapidi presenti sulle pareti dei cortili. Le prime lapidi indicate nel «Cortile anatomico. Lato di levante» sono quelle di Lomeno Gallarati (poi trasferita nel Cortile delle Magnolie quando vennero aperti i passaggi verso l’ospedale San Matteo alla metà del XX secolo), di Ferrari (ma il nome riportato è Ferrario, come è scritto nella lapide, in cui è declinato al dativo), Filalteo (Philatete) (ASUPv, Dep. 5-13, Edifici universitari e monumenti, 1874- 1880. Lapidi e monumenti esistenti nella R. Università, 20 giugno 1877; si veda il saggio di Luisa Erba a p. 35).
Datazione: 1628.
Provenienza: Pavia, chiesa dei Santi Primo e Feliciano.
Stato di conservazione: Cattivo; la superficie in ardesia si presenta danneggiata, con sfaldature diffuse, soprattutto lungo i margini, che rendono difficoltosa la leggibilità dell’iscrizione.
Bibliografia: 1831. Sangiorgio - Longhena, Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, Milano 1831, p. 446. 1878. Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia, Pavia 1878, parte I, p. 150. 1977. Erba - Morani, Monumenti e lapidi conservati nel palazzo centrale dell’Università di Pavia, Pavia 1977, p. 46. 2011. Erba, La collezione di lapidi dell’Università di Pavia, in Il cortile di Volta dell’Università di Pavia, a cura di Mazzilli Savini, Milano 2011, p. 63.