Baldo (degli) Ubaldi - Cortile di Volta, piano terra, lato est

Lapide di Baldo degli Ubaldi

- Lastra principale in marmo di Candoglia scolpita a basso e altorilievo,   con iscrizione dipinta in colore nero; - lapide riguardante il restauro in pietra di Angera con iscrizione incisa; - lapide riguardante lo spostamento del luogo di sepoltura in marmo   di Candoglia scolpita a bassorilievo con iscrizione incisa e dipinta in colore nero 238 ✕ 166 cm (lastra principale) 25 ✕ 166 cm (lapide riguardante il restauro) 60 ✕ 55 cm (lapide riguardante il luogo di sepoltura)

Iscrizione: Vita, labor, studium, divini cultus amoris,/ artes naturae, regis fulgentia dicta,/ legales normae, pastorum coelica iura/ ornant Baldi animum, quae pandunt dogmata clara./ Quisquis nunc liquit mortalia pondera cernis/ dulcia tam gestans auctoris Pasqua sumit./ Conditur hic Baldus Francisci, tegmine fultus/ doctorum princeps Perusina conditur arce,/ qui obiit anno MCCCC, die XXVIII Aprilis in aurora. (sulla lastra principale) Gothardus Regna Mediol(anensis), Ticinensis gymnasii/ legistarum rector instauravit an(no) MDXLVII. (sulla lapide riguardante il restauro della lapide di Baldo degli Ubaldi) Baldus/ editiorem/ locum sortitus,/ hic octo et decem/ supra centum an/nis obdormiverat/ MDXIX. (sulla lapide riguardante lo spostamento all’interno della chiesa di S. Francesco della lapide di Baldo degli Ubaldi)

Ubicazione: pianoterra, parete orientale, VIII da sinistra.

Personaggio: Baldo degli Ubaldi nacque a Perugia fra il 1319 e il 1327; nello Studio di quella città fu allievo di quello che è ricordato come il più celebre esperto di legge del Medioevo, Bartolo da Sassoferrato, a sua volta allievo di Cino da Pistoia a Perugia. Baldo poté frequentare i suoi corsi sulle diverse parti del Corpus iuris civilis. Una volta laureatosi insegnò a Pisa, Firenze e Perugia, fu poi rettore a Padova (1376-1379) e lettore a Perugia. L’invito del duca Gian Galeazzo Visconti e l’elevatissimo stipendio di circa 288 lire imperiali annue spinsero il giurista, ormai inoltrato negli anni, ad accettare, nel 1390, la cattedra nello Studium di Pavia, che tenne sino alla morte avvenuta nel 1400. Si spense la mattina del 28 aprile, in seguito al morso di un cane idrofobo, secondo Vaccari nella sua villa suburbana, secondo Gianani nella dimora cittadina. Tra le opere di Baldo appartengono al periodo trascorso a Pavia la lettura sul V e VII libro del Codice, sul Digestum vetus, il commento alla pace di Costanza e un numero notevole di consulti. Fu soprattutto merito di Baldo se la sede accademica di Pavia poté reggere il confronto con le università maggiormente celebrate come Bologna e Padova. Venne sepolto nella chiesa di S. Francesco, come aveva chiesto il maestro stesso; nel testamento, redatto il 26 ottobre 1399, aveva infatti disposto che la sua salma venisse deposta nella chiesa dei frati francescani della località in cui fosse deceduto. Il monumento fu voluto da Francesco e Giovanni Zenobio degli Ubaldi nel 1400 circa in memoria del padre. Nel 1547 la lapide subì un primo restauro, come ricorda la seconda epigrafe posta sotto la lastra tombale che ricorda Gottardo Reina, rettore dei Giuristi di Pavia. Una terza lapide di forma quadrata, con lo stemma di famiglia e i simboli del potere spirituale e temporale, indicava in S. Francesco la collocazione dove la tomba di Baldo degli Ubaldi rimase dal 1400 fino al 1519, prima di essere trasferita in un’altra parte della chiesa.

Descrizione: la lapide appartiene alla tipologia del gisant e presenta al centro il defunto disteso, inserito in un’edicola gotica retta da colonne tortili e conclusa da un arco polilobato. Il personaggio indossa una lunga veste a pieghe regolari e profonde, sulla quale è posto un ampio mantello; indossa anche un berretto dottorale e regge in ciascuna mano un libro aperto, mentre sia la testa che i piedi poggiano su due cuscini con nappe. Negli angoli in alto, lasciati liberi dalla conformazione superiore dell’arco dell’edicola, sono scolpiti due stemmi identici, sormontati dal cimiero, costituito da una testa di moro recante un libro. L’iscrizione si sviluppa in senso orario, lungo i quattro lati della lapide, a partire dall’angolo in alto a sinistra. L’epigrafe che ricorda il restauro subito dalla lapide nel XVI secolo è di forma rettangolare e si sviluppa in larghezza tanto quanto la soprastante lastra tombale; l’iscrizione in esametri latini è divisa in due righe ed è in lettere capitali. La lapide che indicava il sito originario della sepoltura di Baldo presenta un’iscrizione nella parte superiore. In basso a sinistra è raffigurato un libro chiuso sormontato dalle due chiavi incrociate simbolo del pontificato, al centro lo stemma del casato si appoggia su un cartiglio nastriforme, a destra un altro libro è sormontato da un’aquila ad ali spiegate che simboleggia il potere imperiale.

Stemmi: sulla lastra principale, in alto negli angoli, arme gentilizia degli Ubaldi: d’oro, a due fasce di nero, con sopra il cimiero, costituito da un busto di moro vestito di rosso, con la bocca aperta e mostrante i denti, tenente un libro aperto d’argento.

Sulla lastra riguardante la collocazione della lapide in S. Francesco stemma familiare, d’oro, a due fasce di nero, con ai lati due libri chiusi sormontati da chiavi pontificie e aquila imperiale ad ali spiegate.

Datazione: la lastra tombale risale al 1400, anno della morte del personaggio; la lapide riguardante il luogo di sepoltura all’interno della chiesa di S. Francesco è invece del 1519, anno in cui la tomba di Baldo degli Ubaldi fu spostata dal sito originario e collocata, fino al 1547, in una nuova sede, la quale resta tutt’oggi ignota. La lapide relativa al restauro è datata 1547, anno in cui la lapide di Baldo degli Ubaldi subì il primo restauro e in cui l’epigrafe commemorativa fu apposta sotto tale monumento sepolcrale.

Provenienza: la sepoltura di Baldo degli Ubaldi si trovava in S. Francesco, come testimoniano nel corso dei secoli XVI e XVII Antonio Maria Spelta, che nella sua Historia affermava che “fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, la cui statua ancora nel muro si vede con alcuni versi d’intorno”, e alcuni viaggiatori, tra cui Pasquier Le Moine nel 1515, Fynes Moryson nel 1594 e Martin Zeiller nel 1628. Essa si trovava inizialmente nella zona di passaggio dal presbiterio al coro, dove sarebbe rimasta dal 1400 al 1519, per poi essere spostata in un’altra zona sconosciuta dello stesso edificio tra il 1519 e il 1547, come ci testimonia la piccola lapide che venne collocata nel sito originario; ma il Senato di Milano intervenne a deplorare l’infelice nuova collocazione e dal 1547 la tomba venne collocata nella seconda cappella della navata sinistra dove rimase fino all’ultimo quarto del XVIII secolo. Dall’anno 1787 la lapide di Baldo si trova infatti nel cortile dei Giuristi.

Stato di conservazione: discreto; presenza di una caratteristica venatura scura e obliqua a circa metà altezza e di altre macchie sottostanti. L’ultimo restauro risale al 2000 ed è stato eseguito da Luciano Formica. L’intervento di conservazione è stato indirizzato soprattutto all’eliminazione delle croste nere. Lo scopo era, da una parte, la rimozione di tutti gli elementi causa di degrado, dall’altra, la conservazione e il rispetto scrupoloso del materiale originale. È stato scelto per questo il metodo degli impacchi con polpa di carta, imbibita di una soluzione di ammonio bicarbonato in acqua deionizzata. La lapide che ricorda il sito originario della sepoltura di Baldo degli Ubaldi presenta uno stato di conservazione discreto, con una lieve corrosione del rilievo scultoreo in piccole zone circoscritte, in corrispondenza dei libri e del cartiglio nastriforme, mentre quella che ricorda l’intervento del 1547 è in buono stato di conservazione.

Bibliografia: SANGIORGIO, LONGHENA 1831, pp. 456-457; ROBOLINI 1834- 1838, vol. V, parte II, p. 190; TALINI 1877, p. 118; Memorie e documenti 1877-1878, parte I, p. 31; Guida del Famedio 1897, p. 62, p. 217; CAVAGNA SANGIULIANI 1905, pp. 380- 381; MAIOCCHI 1905-1915, vol. I, pp. varie; vol. II, parte I-II, pp. varie; GELLI 1916, pp. 398-399, p. 529; FRANCHI 1925, pp. 1-24; L’Università 1925, p. 19; VACCARI 1925, pp. 12-14; FRACCARO 1932, p. 14; TASCA 1951, p. 13; VACCARI 1956, p. 160; VACCARI 1957, pp. 53-54; Discipline e maestri 1961, pp. 42-45; TIBILETTI 1961, p. 47; DALLARI 1965, p. 88; INZAGHI 1972, vol. IV, pp. 13-15; ERBA, MORANI 1977, pp. 12-13; GIANANI 1980, pp. 73-77; ZANOBIO 1984, p. 36; ERBA 1990, p. 14, p. 45; BRIZZI, VERGER, 1994, p. 195, FROVA, NICO OTTAVIANI, ZUCCHINI 2005. 06_8055_SCHEDE:10_SEZIONE 1OK 30-03-2012 10:55 Pagina 102