Filandro Filalteo - Cortile dei Caduti, piano terra, lato est

Lapide di Filandro Filalteo

Lastra in marmo bianco con iscrizione incisa e dipinta di colore scuro 55 x 39 cm

Iscrizione: Philandro Philaltea[e] [f ]am(iliae), / incred(ibilis) erud(itionis) adolescen(ti), que(m) / Ticinum, multis sociis et fere / utriusq(ue) ripae ducen(tis) inspecta/(n)tibus, elata manu transeu(n)te(m) / sine ope obruit sexta / Quintilium / MDLXIIII. / Lucilius Philaltaeus, pub(licus) art(is) / med(icae) profess(or), posuit.

Traduzione: A Filandro Filalteo, giovane di incredibile erudizione, che il Ticino travolse mentre lo attraversava senza aiuto, (nonostante lo chiedesse) alzando la mano, davanti a molti compagni e a quasi duecento spettatori sull’una e sull’altra riva il 6 luglio 1564. Lucilio Filalteo, professore pubblico di Medicina, pose.

Ubicazione: Pianoterra, parete orientale, seconda da sinistra.

Personaggio: Filandro Filalteo fu studente a Pavia, annegò nelle acque del fiume Ticino e venne sepolto nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, vicino al sacello di San Giovanni Battista. Longhena così interpreta la vicenda narrata dall’iscrizione: «Non sappiamo chi abbia avuto contezza della qui accennata sventura, avvenuta a Lucilio Filateo, celebre medico e letterato del secolo XVI, di patria Bresciano, e che alcuni credono della famiglia Maggi, ed altri della Salvioni. Quest’epigrafe fa conoscere aver egli perduto un nipote per nome Filandro, annegatosi nel Ticino, alla presenza di ducento spettatori tra l’una e l’altra ripa, senza che alcuno si movesse a prestargli soccorso. Diciamo un nipote, perché Lucilio Filalteo era sacerdote […]» (Sangiorgio - Longhena, p. 445).

Descrizione: La piccola lapide rettangolare presenta bordi lisci ed è priva di qualsiasi decorazione.

Notizie sulla lapide: Lucilio Filalteo fece porre una lapide per ricordare il nipote Filandro nella chiesa in cui venne sepolto. Bossi riferisce che si trovava «in eodem sacillo [Fiambertorum] » (Bossi, Memoriae Ticinenses Novantique, 190, f. 83). Non sappiamo quando essa giunse sotto i portici dell’università, ma era sicuramente già nella collocazione attuale nel 1831, poiché l’iscrizione è riportata da Francesco Longhena nel suo testo ed è inoltre indicata dopo quella di Ferrari anche nell’elenco redatto nel 1877 che lo cita come Philatete; evidentemente la caduta di una parte della cornice superiore dove oggi appare una stuccatura rendeva difficoltosa la corretta lettura del cognome (ASUPv, Dep. 5-13, Edifici universitari e monumenti, 1874- 1880. Lapidi e monumenti esistenti nella R. Università, 20 giugno 1877; si veda il saggio di Luisa Erba a p. 35).

Datazione: Post 1564, anno della morte.

Provenienza: Pavia, chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro.

Stato di conservazione: Mediocre; presenza di una profonda frattura che separa l’angolo inferiore sinistro dal resto della lapide, anche gli altri bordi sono danneggiati da scheggiature diffuse.

Bibliografia: 1831. Sangiorgio - Longhena, Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, Milano 1831, p. 445. 1891. Brambilla, Di alcune fra le epigrafi già esistenti nella basilica pavese di S. Pietro in Ciel d’Oro e dei personaggi in esse ricordate, Pavia 1891, p. 8. 1925. Malcovati, De quibusdam Athenaei Ticinensis lapidibus, in Universitatis Ticinensis Saecularia Undecima, Pavia 1925, p. 26. 1977. Erba - Morani, Monumenti e lapidi conservati nel palazzo centrale dell’Università di Pavia, Pavia 1977, p. 34. 2011. Mazzilli Savini, La memoria nella pietra: monumenti e iconografie dell’Universitas studiorum, in Il cortile di Volta dell’Università di Pavia, a cura di Mazzilli Savini, Milano 2011, p. 28. 2011. Erba, La collezione di lapidi dell’Università di Pavia, in Il cortile di Volta dell’Università di Pavia, a cura di Mazzilli Savini, Milano 2011, p. 63.