Lazzaro Spallanzani - Cortile dei Caduti, piano terra, lato est

Lapide di Lazzaro Spallanzani

Lastra in ardesia levigata con decorazioni applicate in bronzo e iscrizione incisa e dipinta in colore dorato cornice in marmo di Carrara bianco levigata con iscrizione incisa e dipinta in colore scuro 146 x 82 cm

Iscrizioni: Lazaro Spallanzani, / Athenaei Ticinensis / ornamento, / hist(oriae) nat(uralis) doctrina Plinium, / eloquentia Tullium, / omnigenaq(ue) eruditione Varronem / adsequuto, / Petrus Moscati, / rei literariae praeses, collegae aeternum memorando / p(osuit). / Anno Regni Ital(ici) IV. (nella lapide originaria) Il modestissimo ricordo posto dai contemporanei / alla memoria del grandissimo naturalista / fu inserito in questo marmo e l’ormai corroso / serto di ferro sostituito con una corona di bronzo / ma la fama di Lazzaro Spallanzani durerà aere perennior [= più del bronzo]. / Novembre MDCCCCLV. (in basso al centro della cornice, la data in basso a sinistra)

Traduzione: A Lazzaro Spallanzani, onore dell’Ateneo pavese, che ha raggiunto Plinio nella disciplina della Storia naturale, Cicerone nell’eloquenza, Varrone nell’erudizione enciclopedica. Pietro Moscati, preside di Lettere, al collega meritevole di eterno ricordo, pose. Anno IV del Regno Italico (1809).

Ubicazione: Pianoterra, parete orientale, ottava da sinistra.

Personaggio: Lazzaro Spallanzani nacque a Scandiano il 12 gennaio 1729; entrò nel Collegio dei Gesuiti a Reggio Emilia e poi all’Università di Bologna. Divenuto religioso, dal 1755 divenne professore di Fisica e Matematica nel liceo di Reggio, poi dal 1760 passò all’Università di Modena; dal 1769 divenne professore di Storia naturale a Pavia. Fondò anche il Museo di Storia naturale a Pavia e lo arricchì notevolmente, anche grazie ai viaggi scientifici che compì in Turchia, Transilvania, Ungheria, Austria e nel Regno delle Due Sicilie, il cui resoconto, in sei volumi, tocca quasi tutti i rami delle scienze naturali. Oltre che grande naturalista, fu anche notevole scrittore e fece numerose traduzioni di classici latini e greci. Morì a Pavia l’11 febbraio 1799. Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia, Pavia, Bizzoni, 1878, parte I, pp. 420-422. Cesare Artom, Commemorazione di Lazzaro Spallanzani nel secondo centenario della sua nascita (addì 10 dicembre 1929 - VIII). Discorso, in “Annuario” 1929-30, pp. 35-52. Luigi De Caro, Spallanzani fisiologo, in Discipline e maestri dell’Ateneo pavese, Pavia, Università di Pavia, 1961, pp. 195-202. Alessandra Ferraresi, Lazzaro Spallanzani, uomo e scienziato, in Il Museo di Lazzaro Spallanzani: 1771- 1799. Una camera delle meraviglie tra l’Arcadia e Linneo, a cura di Clementina Rovati e Paolo Galeotti, Pavia, Greppi, 1999, pp. 23-40.

Descrizione: La lapide in ardesia presenta nella parte superiore una corona di alloro con nastri, ed è incorniciata da un’edicola in marmo bianco.

Notizie sulla lapide: Fu voluta dal preside di Lettere Pietro Moscati e fu posta in opera nel 1808; essa venne inaugurata insieme ad altre poste sulla stessa parete il 2 giugno del 1808, come si legge nella lettera di Adeodato Ressi: «Il giorno due del prossimo mese di giugno […] verranno alzate nei portici dell’Università alcune lapidi […] Spallanzani, Bigoni, Zola, Mascheroni, Scopoli, Soave». (Erba 2011, p. 66). La lapide infatti è citata da Longhena nel 1831 e nell’elenco del 1877 (si veda il saggio di Luisa Erba a p. 35), ma in una posizione differente rispetto a quella attuale in quanto risulta essere collocata dopo la lapide di Fontana e prima di quella di Mascheroni (quindi doveva trovarsi dove in seguito è stata aperta la porta dell’aula). Al momento dello spostamento, nel 1955, la lapide fu inserita in una cornice in marmo e la decorazione in ferro nella parte superiore della lapide venne sostituita da una in bronzo.

Datazione: 1808 per la lapide principale, 1955 per la cornice marmorea.

Stato di conservazione: Discreto; presenza di alcune scheggiature sulla lastra di ardesia e di sbavature nel colore dorato delle lettere, mentre il bronzo della corona di alloro, che è stata messa al posto di quella originale di ferro, è divenuto di color verderame.

Bibliografia: 1831. Sangiorgio - Longhena, Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, Milano 1831, p. 447. 1897. Guida del Famedio nel Cimitero monumentale di Pavia, Pavia 1897, p. 146. 1932. Fraccaro, L’Università di Pavia, Kussnacht am Rigi 1932, p. 44. 1957. Vaccari, Storia dell’Università di Pavia, Pavia 1957, p. 180. 1961. Tibiletti, Monumenti e cimeli dell’Ateneo pavese, Pavia 1961, p. 63. 1977. Erba - Morani, Monumenti e lapidi conservati nel palazzo centrale dell’Università di Pavia, Pavia 1977, p. 61. 1990. Erba, Alma Ticinensis Universitas, Pavia 1990, p. 24, p. 29, p. 57. 2011. Erba, La collezione di lapidi dell’Università di Pavia, in Il cortile di Volta dell’Università di Pavia, a cura di Mazzilli Savini, Milano 2011, p. 66, p. 68 e p. 71.