Nicolino Sannazzaro - Cortile di Volta, piano terra, lato est
Lapide di Nicolino Sannazzaro
Lastra in marmo chiaro scolpita a basso e altorilievo, con iscrizioni incise e dipinte in colore nero 204 ✕ 88 cm
Iscrizione: Vita bonum mendax longo/ dignissime seclo hic tegit extinctum te Nicoline lapis. Heu quantos/ Ticino luctus lachrumasque/ relinquis, interpres legum consiliique pater MCCCCLXXVII die XIII mensis Maii. (lungo i bordi, da sinistra, in senso orario) D(ominus) n(oster) de Sancto Nazario de la Ripa. (intorno alla testa del defunto)
Ubicazione: pianoterra, parete orientale, III da sinistra.
Personaggio: Nicolino Sannazzaro appartenne a una delle più illustri casate pavesi; nacque nel 1407 a Rivanazzano, in provincia di Pavia, tenne lezioni nello Studio pavese già dal 1460, fu lettore di Diritto civile dal 1466 al 1469 ed entrò nel Collegio dei Nobili Giudici. Insegnò fino all’anno della sua scomparsa, come si deduce dalla data dell’ultimo atto che riporta il suo nome e che risale al 22 marzo 1477, anno della sua morte. Fra i componenti della famiglia che si distinsero in ambito accademico, oltre a Nicolino, bisogna ricordare Francesco Sannazzaro da Ripa, anche lui nato a Rivanazzano verso il 1480, la cui lapide si trova lungo la medesima parete del cortile di Volta. Nicolino risiedeva in Pavia, nella parrocchia di S. Maria Capella presso Porta del Ponte. Egli fu esaminatore nella seduta di Laurea del 5 maggio 1472 in cui ottenne il titolo Giasone del Maino, uno dei più importanti teorici di Diritto civile della sua epoca. Alla sua morte, il 13 maggio 1477, fu inumato nella chiesa del Carmine, all’interno della quinta cappella della navata destra dell’edificio un tempo dedicata a S. Nicola da Tolentino, oggi intitolata all’Assunta. Egli stesso, con una donazione del 14 agosto 1475, dispose la realizzazione della cappella in onore del suo santo eponimo. La chiesa di S. Maria del Carmine venne costruita grazie al contributo economico delle grandi famiglie pavesi e questo permise loro di ottenere la possibilità di predisporre cappelle per le proprie sepolture.
Descrizione: la lapide appartiene alla tipologia del gisant; presenta al centro il defunto disteso, in un’edicola architettonica sostenuta da lesene con capitelli decorati a motivi vegetali e conclusa da un arco a tutto sesto. Il personaggio è vestito con una elegante toga e indossa il berretto dottorale; appoggia la testa su un cuscino con nappe e, con le braccia incrociate, tiene aperti due libri. Negli angoli in alto sono scolpiti due stemmi del casato: a sinistra quello con il leone alato rampante, a destra quello scaccato. L’iscrizione corre lungo il bordo del monumento, in senso orario, a partire dall’angolo superiore a sinistra. Una seconda iscrizione è invece incisa sulla volta dell’arco e riporta il nome del docente.
Stemmi: in alto a sinistra arme gentilizia della famiglia Sannazzaro della Ripa raffigurante un cartiglio con un leone alato rampante; in alto a destra arme gentilizia della famiglia Sannazzaro della Ripa: scaccato d’oro e di rosso.
Datazione: post 1477, anno della morte del Sannazzaro.
Provenienza: la sepoltura del Sannazzaro si trovava a Pavia, nella chiesa di S. Maria del Carmine, nella quinta cappella di destra (già dedicata a S. Nicola da Tolentino) che conserva nella chiave di volta lo stemma della famiglia stessa; dalla sua originaria collocazione venne rimossa nel 1786.
Stato di conservazione: discreto, presenza di chiazze di grigio e di una patina cinerea, perdita dell’angolo inferiore sinistro. L’intervento di conservazione di Luciano Formica è stato indirizzato soprattutto all’eliminazione delle croste nere. Lo scopo era, da una parte, la rimozione di tutti gli elementi causa di degrado, dall’altra, la conservazione e il rispetto scrupoloso del materiale originale. È stato scelto per questo il metodo degli impacchi con polpa di carta, imbibita di una soluzione di ammonio bicarbonato in acqua deionizzata.
Bibliografia: SANGIORGIO, LONGHENA 1831, pp. 453-454; Memorie e documenti 1877-1878, p. 57; CROLLALANZA 1886, pp. 482-483; CAVAGNA SANGIULIANI 1905, p. 382; GELLI 1916, p. 340; FRACCARO 1932, p. 16; TASCA 1951, p. 208; VACCARI 1957, p. 89; GIANANI 1962, pp. 79-82 e p. 152; DALLARI 1965, p. 78; ERBA, MORANI 1977, p. 18.