Giasone (del) Maino - Cortile di Volta, piano terra, lato est

Lapide di Giasone del Maino

Lastra in marmo chiaro scolpita a bassorilievo, con iscrizione incisa e dipinta in colore nero 118 . 59 cm

Iscrizione: Iason Mainus/ iureconsultus,/ eques et comes,/ quisquis ille/ fuerit hic/ requiescit.

Ubicazione: pianoterra, parete orientale, XIV da sinistra.

Personaggio: Giasone del Maino visse tra 1435 e 1519 e insegnò Diritto civile dal 1467 al 1512, con un intervallo a Padova e a Pisa; tra i suoi allievi ebbe anche Filippo Decio e Andrea Alciato. Nativo di Pesaro, insegnò a Pavia, Padova e Pisa; per le sue doti di giurista si guadagnò anche il titolo di Magnifico e di Consigliere ducale di Ludovico il Moro. Giasone destinò un lascito per l’istituzione di un collegio per dodici studenti di materie giuridiche, anche se gli eredi non vollero cedere il palazzo che era divenuto una delle attrattive della città per la singolare torre “dal pizzo in giù”, una torre, purtroppo demolita nel corso del XVIII secolo, costruita su una base piramidale capovolta, forse fatta realizzare dal padre di Giasone per scommessa, poiché era convinto che il figlio non si sarebbe mai laureato. Fu sepolto, come Agostino Vegio, di fianco alla porta nella chiesa poi demolita del convento di S. Giacomo alla Vernavola presso Pavia.

Descrizione: la lapide è divisa in due parti; nella metà inferiore si trova l’iscrizione contenuta in un cartiglio rettangolare sostenuto da due volute che racchiudono una conchiglia a una valva, nella metà superiore si trova il busto del personaggio di profilo con berretto dottorale e toga inserito in un riquadro incassato nella lapide.

Datazione: post 1519, anno della morte.

Provenienza: la lapide si trovava nella chiesa di S. Giacomo alla Vernavola a Pavia, come ricorda Martin Zeiller, nel suo resoconto del suo viaggio compiuto nel 1628; la collocazione della sepoltura di Giasone in tale edificio, in cui si trovava di fianco alla porta (come quella di Agostino Vegio), si spiega con il fatto che la chiesa, insieme al relativo convento, venne acquisita dall’Università.

Stato di conservazione: discreto; la rimozione della spessa patina nerastra ha ridato visibilità a tutti i particolari dell’opera.

Bibliografia: SANGIORGIO, LONGHENA 1831, p. 457; Memorie e documenti 1877-1878, p. 57; Guida del Famedio 1897, pp. 99-100; CAVAGNA SANGIULIANI 1905, pp. 382-383; L’Università, 1925, p. 29; Universitatis, 1925, p. 13; FRACCARO 1932, p. 13, p. 19; VACCARI 1950, pp. 160-161; TASCA 1951, p. 78; VACCARI 1957, p. 86, p. 88, p. 111; Discipline e maestri 1961, p. 46; ERBA, MORANI 1977, p. 28; PERONI ET ALII 1978, pp. 178-183; ERBA 1990, pp. 18-19.