Francesco Soave - Cortile dei Caduti, piano terra, lato est

Lapide di Francesco Soave

Lastra in marmo di Ornavasso bianco grigio levigata con cornice modanata e iscrizione incisa e dipinta in colore scuro 124 x 90 cm

Iscrizione: Francisco Soave, / homini ad instituendam / moribus et lit(t)eris iuventutem / adprime facto, / ingenii praestantia, eloquii nitore / animi que integritate / probatissimo, / cler(icorum) reg(ularium) Som(ascorum) Collegium / sodali optime merito, / h(oc) m(onumentum) p(onendum) c(uravit) / anno Chr(isti) MDCCCVIII, / qua die / hoc Athenaeum / magistris vita functis / parentabat.

Traduzione: A Francesco Soave, uomo sommamente predisposto ad istruire la gioventù nei costumi e nelle lettere, amatissimo per prestanza di ingegno, chiarezza di eloquio e integrità di animo, il Collegio dei chierici regolari Somaschi si occupò di porre questo monumento nell’anno 1808, nel giorno in cui questo Ateneo onorava i maestri defunti.

Ubicazione: Pianoterra, parete orientale, nona da sinistra.

Personaggio: Francesco Soave nacque a Lugano nel 1743; per poter proseguire gli studi entrò nella Congregazione dei Somaschi. Fu novizio a Milano e studente di Teologia al Collegio Clementino di Roma; insegnò a Milano e Parma, poi si occupò di riorganizzare le scuole seguendo il modello di Federico di Prussia. Quando i Francesi arrivarono in Lombardia si ritirò a Lugano dove nel Collegio somasco di Sant’Antonio forse ebbe per poche lezioni come alunno Alessandro Manzoni. Nel 1799, con il ritorno degli Austriaci, tornò a Milano, dove rimase anche dopo la battaglia di Marengo, anche se privato della cattedra. La fama della sua esperienza alla fine convinse Napoleone ad affidargli nel 1802 l’organizzazione dell’istituzione scolastica come membro dell’Istituto Nazionale. Nel 1803 venne trasferito all’Università di Pavia come docente di Analisi delle Idee. A Pavia, nel Collegio somasco della Colombina, morì nel 1806. Luigi Catenazzi, Elogio di Francesco Soave membro dell’Istituto Nazionale e della Società Italiana delle Scienze, professore dell’Analisi delle Idee nell’Università di Pavia. Orazione inaugurale degli studi per l’anno scolastico 1811-1812 detta nell’Aula del Liceo dipartimentale del Lario, Como, C.A. Ostinelli Tipografo Dipartimentale, 1812. Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia, Pavia, Bizzoni, 1878, parte I, pp. 482-486. Flavio Santi, Francesco Soave, in «...parlano un suon che attenta Europa ascolta». Poeti, scienziati, cittadini nell’Ateneo pavese tra Riforme e Rivoluzione, Pavia, Tipografia Commerciale Pavese, 2000, pp. 116-122.

Descrizione: La lapide in marmo bianco con l’iscrizione ha una cornice modanata a rilievo di colore scuro. Notizie sulla lapide: Nel 1808, a due anni dalla morte, il Collegio dei chierici regolari Somaschi volle porre una lapide dedicata al confratello nei cortili dell’università. Da un documento datato 13 maggio 1808 e conservato nell’Archivio di Stato di Pavia si apprende che il Superiore del Collegio dei padri Somachi aveva fatto inviare una proposta in data 29 aprile per «essere autorizzato a collocare in questa Università la lapide ed iscrizione progettata fin dalle prime per l’illustre e benemerito prof. Soave» e che tale proposta era stata approvata il 7 maggio successivo (Erba 2011, p. 66). La lapide venne inaugurata insieme ad altre poste sulla stessa parete il 2 giugno del 1808, come risulta da una lettera di Adeodato Ressi al Ministero: «Il giorno due del prossimo mese di giugno […] verranno alzate nei portici dell’Università alcune lapidi […] Spallanzani, Bigoni, Zola, Mascheroni, Scopoli, Soave». (Erba 2011, p. 66). La lapide è già citata da Longhena nel 1831, tra quelle di Borsieri e di Zola, mentre nell’elenco del 1877 (si veda il saggio di Luisa Erba, p. 35) essa è indicata tra quella degli studenti caduti nella Seconda Guerra d’Indipendenza e quella di Zola. Quindi la collocazione originaria doveva corrispondere a quella attuale poiché la lapide di Borsieri venne spostata dal centro della parte per far posto al monumento agli studenti, mentre quella di Zola venne portata nel Cortile delle Statue e al suo posto venne inserito nella nicchia il busto di Tommasi.

Datazione: 1808.

Stato di conservazione: Mediocre; presenza di numerose abrasioni sulla superficie della lapide, nella parte superiore inoltre vi è la presenza di un foro stuccato e lungo il margine superiore è visibile una frattura.

Bibliografia: 1831. Sangiorgio - Longhena, Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, Milano 1831, p. 448. 1977. Erba - Morani, Monumenti e lapidi conservati nel palazzo centrale dell’Università di Pavia, Pavia 1977, p. 74. 2011. Erba, La collezione di lapidi dell’Università di Pavia, in Il cortile di Volta dell’Università di Pavia, a cura di Mazzilli Savini, Milano 2011, p. 66 e p. 71.